La medicina moderna, e più in generale la pratica medica, si basa su solide e rigorose evidenze scientifiche e su test clinici validati dal metodo scientifico. Il tutto per garantire sicurezza ed efficacia nei trattamenti. Perché allora sempre più persone (2 milioni e mezzo di italiani, 100 milioni di persone in Europa, 600 milioni nel mondo) danno credito all’omeopatia, la bizzarra “medicina” immaginata da Hahnemann oltre due secoli fa (basata sulla memoria dell’acqua), ancorché priva di plausibilità biologica e di prove di efficacia?
Qualche giorno fa, un giornale nazionale ospitava un articolo dal titolo: “Omeopatici, a quando il bugiardino?”. L’articolo, che citava dei dati ottenuti da un sondaggio commissionato da un’associazione che riunisce le aziende del comparto dei prodotti omeopatici, riportava che «Nel nostro paese il 98% della popolazione adulta conosce i medicinali omeopatici e due italiani su tre li hanno acquistati almeno una volta». E che «C’è un crescente ricorso all’omeopatia in un’ottica di prevenzione», indicando anche che il 30% degli utilizzatori «assume medicinali omeopatici per rafforzare il sistema immunitario» (qualche riga dopo la percentuale scendeva dal 30% al 26%; perché?), «per combattere insonnia e stress (28%), per dolori muscolari-articolari (23%)».
Partiamo quindi da questi numeri e considerazioni per sottoporre alcune domande e promuovere una discussione su basi scientifiche:
- In che modo e con quali evidenze sperimentali i prodotti omeopatici possono essere usati in un’ottica di prevenzione? E soprattutto, prevenzione da cosa?
- I numeri, le percentuali, i dati di questa indagine si basano su racconti aneddotici degli utilizzatori o sono il risultato di approfondite e rigorose valutazioni scientifiche?
- Perché si continua a usare il termine “medicinale” riferito a prodotti che di medicinale non hanno nulla?
Il dato ancora più preoccupante, come riportato nell’articolo, è che c’è una percentuale particolarmente elevata di “consumatori” (44%) che acquistano prodotti omeopatici su prescrizione del proprio medico di famiglia. Nonostante la mancanza di serie prove scientifiche a supporto dell’omeopatia, c’è chi pretende ancora oggi di curare patologie più o meno gravi con prodotti omeopatici.
Spetta allo Stato, attraverso gli organi tecnico-scientifici competenti della sanità, certificare l’efficacia di una terapia. Sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), si legge che la caratteristica dei medicinali omeopatici è quella di utilizzare sostanze altamente diluite e “dinamizzate”. Il processo di diluizione solitamente è responsabile del fatto che non è più possibile rilevare tracce del contenuto di partenza nel preparato finito. La diluizione estrema porta quindi alla completa assenza della sostanza attiva, rendendo i rimedi omeopatici indistinguibili dall’acqua o dallo zucchero con cui vengono preparati.
Le prove scientifiche dimostrano chiaramente che l’omeopatia non ha alcun effetto superiore al placebo. Nonostante questo, l’industria omeopatica continua a prosperare, sfruttando la mancanza di conoscenze scientifiche del pubblico, una regolamentazione spesso insufficiente e un’informazione a volte ingannevole.
Il pericolo principale dell’omeopatia è che le persone possano affidarsi a questi rimedi per trattare malattie gravi, trascurando cure mediche comprovate: ci sono stati casi documentati di pazienti che hanno subito conseguenze gravi, e talvolta fatali, a causa della fiducia riposta in questi trattamenti.
A cosa servirebbe quindi il bugiardino nelle scatole di prodotti omeopatici? Sarebbe come pretendere di avere le istruzioni d’uso per bere un bicchiere d’acqua o ingerire una caramella zuccherata. Tuttavia, se il bugiardino servisse per allertare il “consumatore” su quello che l’omeopatia è e soprattutto per quello che non è, cioè non è un farmaco o un medicinale, allora ben venga.
Sarebbe quindi auspicabile ed eticamente giusto per la tutela dei consumatori e dei pazienti adottare quanto già fatto da altri Stati (per primi gli Stati Uniti) e cioè pretendere che sulle confezioni dei prodotti omeopatici sia chiaramente indicato che: 1) non esiste alcuna evidenza scientifica di efficacia terapeutica e 2) quanto indicato nei prodotti omeopatici è basato solo su teorie di fine 1700 confutate dalla medicina moderna.
Inoltre, sulla base di tutti i dati disponibili, già dal 2021 in Francia il servizio sanitario nazionale non rimborsa più le spese sostenute per l’acquisto di preparati omeopatici. Così pure il servizio sanitario britannico, che dal 2017 ha revocato i fondi per queste “cure”, mentre in Germania si è verificato un autentico crollo delle vendite, come peraltro nel resto dell’Europa, contrariamente a quanto affermato nel recente articolo. In Italia, invece, sosteniamo con circa 50 milioni di euro annui le detrazioni Irpef di prodotti scientificamente privi di evidenze terapeutiche.
Diverse società e associazioni scientifiche, tra cui il Patto Trasversale per la Scienza (PTS) hanno spesso messo in guardia cittadini e cittadine dall’inganno e dai rischi dell’omeopatia. Il PTS auspica inoltre una più corretta informazione da parte dei mass media e una presa di coscienza da parte degli organi dello Stato per evitare che a pagare cure non comprovate dal rigoroso metodo scientifico e senza alcuna efficacia siano le persone contribuenti.
Antonio Musarò (professore presso Sapienza Università di Roma) ed Eleonora Galmozzi (medica chirurga) per il Patto Trasversale per la Scienza